Cercando Beethoven by Saverio Simonelli

Cercando Beethoven by Saverio Simonelli

autore:Saverio Simonelli [Simonelli, Saverio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2020-10-28T23:00:00+00:00


10

Appena rientrammo me la ritrovai davanti. Aveva i capelli legati, gli occhi arrossati dal fumo e le gote più rosee del solito. Indossava un grembiule grigio legato in vita e ai piedi un paio di zoccoli in stile olandese sui quali si muoveva non proprio a suo agio.

Mi fece un rapido cenno con la mano e si rivolse a Heinz, che la ascoltò con attenzione, riassumendogli le fasi del lavoro appena terminato. Lui sorridendo le rispose che avevamo apprezzato il tutto dal vivo, indicandogli la finestrella. E anch’io mi unii facendole i complimenti. Non avevo la più pallida idea di come si producesse un gioiello d’argento, affermai, ed ero rimasto affascinato dalla loro perizia.

Lei non gli diede peso, minimizzando con una scrollata di spalle, e poi chiese a Heinz se poteva farmi vedere i lavori finiti. Ricevuto il suo assenso si diresse verso un armadietto di metallo chiuso a chiave. Lo aprì e tirò fuori alcuni piccoli oggetti avvolti in un panno rosso, poi mi fece cenno di seguirla nel retrobottega.

«Credevo fossero in cassaforte», le dissi facendole l’occhiolino.

Ci sedemmo accanto a una finestra che dava sul cortile interno. Mi mostrò due violini grandi quanto un pollice, poi un flauto e infine un clarinetto appena più lungo del suo dito indice, sul quale la figlia di Heinz era riuscita perfino a scolpire in rilievo delle minuscole chiavi. Poi un tamburino con al centro due piccole bacchette. «Questo è il primo che ho fatto da sola. Il più semplice», e lo disse così, con noncuranza.

«E comunque in cassaforte li sistema il signor Heinz la sera prima di chiudere. Durante il giorno non c’è bisogno». Sfoderò un’espressione piccata, con un sorriso canzonatorio e le labbra a cuoricino.

Dentro di me mi detestavo per la regressione che il suo sguardo in quelle occasioni mi causava. Non sarei mai stato in grado di conquistarla, se non avessi imitato il piglio e l’autorevolezza di Andreas. Ma finii per dire solo: «Splendidi».

Lei neanche ci fece caso e riprese a spiegarmi che dopo il lavoro di bruciatura lei e Dorothea – così si chiamava la nuora di Heinz – dovevano incastonare delle piccole pietre per rendere più prezioso l’oggetto, secondo la primissima idea di Margarethe.

«Le pietre mi piacciono, sai Wil?», mi ricordai quello che mi aveva appena detto Heinz e la osservai concentrato e compito per farle percepire il mio interesse. «Mia madre mi diceva che nascondono delle storie, quelle della vita di chi le indossa e che tramandano a chi le indosserà dopo di loro. Io ho questa sua, un’acquamarina, sul cuore», e mi mostrò il ciondolo che portava appeso a una collanina sottile d’oro giallo.

«Certe volte mi domando quante vite hai vissuto finora», le dissi.

«Ma se ho solo un anno più di te!».

Era sempre disarmante nelle risposte. Mi limitai a ricambiarne il sorriso.

«Sei troppo complicato tu», riprese. «Perché devi fare queste riflessioni, non sei un artista? Dovresti seguire il tuo istinto. Gli artisti sono istintivi».

Avrei voluto risponderle di sì, ma seguire l’istinto presupponeva di averne un’idea chiara e allora bisognava rifletterci sopra.



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